Il mondo verghiano nelle tele di Enzo Nieli
Di Ugo Moretti


Nella sua fondamentale opera "Methodus piantarum sexualis in sistemate naturae descripta", lo scienziato svedese Carlo Linneo, tra i fondatori del razionalismo applicato, afferma che ci sono talune piante - sia da fiore che da frutto – che non si possono inserire in una specie più che in un'altra perché hanno radici di vario innesto e non si riproducono: così rimangono singolari e non se ne possono fare copie dall'unico originale. Questa teoria fu raccolta e trasferita da Darwin, nella chiarificazione dell'“Origine della specie” e più tardi fu codificata dal filosofo Herbert Spencer nei “Primi Principi” che suggella la teoria del positivismo, uno spazio affascinante in cui si sono tuffati gli scrittori della seguente generazione, Zola, London, Jbaniez, Verga che ancora oggi si dividono ex aequo la prima posizione del romanzo ottocentesco.

Ecco l'innesto che conferisce una connotazione a Enzo Nieli, un artista complesso e corrusco che sembra estratto da una radice annosa e negletta della tradizione verista e spunta oggi come un ramo novello, vigoroso, fiorito. È difficile collocare Nieli in una o più categorie professionali: pittore, senz’altro. Scultore, indubbiamente. Artigiano di razza: ne fanno fede le prime opere da apprendista decoratore in cui la ricerca va di pari passo con l'inventiva. Però c'è qualcosa di più. Nonostante la forte influenza della tradizione, in questo artista – autodidatta ma di razza schietta - c'è una prepotente pulsione al “perché” oltre al “come” fare dell'arte. Le opere di Nieli, nel suo filone principale, sono incentrate sul ciclo verghiano dei “Malavoglia” ma non sono soltanto una testimonianza affettuosa e agiografica della figura dello scrittore più espressivo della “sicilianeità” che - con far degli anni - diventa una religione espansa in tutto il mondo: ma sono una versione più diretta e più moderna della Sicilia che allunga i suoi rami dalle remote radici della magna grecia fino agli spericolati esperimenti di tecnica e di fantasia.

Vediamo come sono fatte queste tele, la pasta di base è primitiva e le componenti che danno al quadro un'atmosfera granulosa, incerta di toni ma solida di volumi un'aria che si riscontra ancora negli affreschi del Tre-Quattrocento; vediamo questi sbalzi di sgorbia che modellano sul legno di noce fisionomie, prospettive, simboli e cifre significative di un linguaggio proprio ricavato e scavato da un'antichissima cultura. Vediamo come dipinge e scolpisce Nieli: per paradosso, potrebbe essere stato lui l'inventore della pittura se fosse nato in un'isola deserta così come era privo di suggerimenti e di suggestioni. Infatti i materiali che egli adopera sono di primitiva estrazione. Le tele di rozzo cotone buono per le lenzuola dei contadini, e l'impasto di preparazione fatto con polvere di calce, polenta granulosa rena e colla, i colori fatti con la frantumazione di terre cromatiche e di marcite di fiori... tutto questo manipolato con solventi e fiamma ossidrica che - nell'antichità - corrispondeva al carburo.

Le sculture in pietra hanno il sapore delle are sacrificali, ossidate dalle intemperie dei secoli, riecheggiano gli antichi riti e le sacrali credenze.. Il legno è l'ultimo approdo dell'accurata ricerca di Nieli: un legno dolce ma duro come quello d'olivo in cui la sgorbia e il bulino modellano con grande delicatezza le fisionomie, prospettive e simboli così manifesti di una ferma passione, come i legni intagliati da anonimi artigiani sui portali gotici dei severi duomi del Medio Evo. Ma c'è altro ancora, oltre la componente tradizionale dall'arte religiosa che, specie in Sicilia è sempre vitale, Enzo Nieli ha uno spirito intraprendente, acceso di esperienze, di giovinezza inventiva: raccoglie, scruta, esamina e lavora sui legni che la natura (o il caso) gli consegna e fa sbocciare da una radice o da un ramo secco, da uno spezzone d'albero di nave naufragata, da qualsiasi reperto di legno, un'opera originale, inconsueta, una specie di miracolo estraneo alle categorie canoniche dei materiali industriali e alieno da trattamenti sofisticati. Questi caratteri dell'arte di Enzo Nieli lo pongono questo artista isolato e senza protezioni mercantili ne imposizioni politiche - all'evidenza dell'arte nazionale (e non limitata alla regione o al folklore, e deve essere seguito, controllato, e soprattutto conosciuto dalla critica ufficiale e dagli osservatori dei movimenti, sia empiristici che tradizionale.