
Opere scultoree di particolare rilievo
Di Marco Goracci
I Santoni sculture rupestri dell’antica Akrai hanno interessato illustri artisti e studiosi del passato. Nel 1737 il grande pittore francese Jean Houel, più recentemente il nobile Gabriele Judica e lo studioso archeologo Luigi Bernabò Brea hanno evidenziato l’importanza e il valore di dette sculture, lasciando una loro personale “visione”.
Enzo Nieli, scultore, ha realizzato, su legno, la serie completa dei rilievi in una versione molto vicina “alle loro condizioni primitive” come scrive Marco Goracci nel 1988 in una sua recensione critica.
Durante la mostra del dicembre 1988 denominata “La Grande Signora, culti magico misterici dell’antica Akrai”, mostra documentaria sui Santoni di Akrai nella quale Nieli espone le sue riproduzioni lignee opere e Marco Goracci scrive sull’Artista:
“Nel 1787, il pittore francese Jean Houel, affascinato dal grande ciclo scultoreo dei “Santoni” di Palazzolo Acreide, ne rifece tre e trasferì nelle sue incisioni una ideale sua rappresentazione in quanto questi rilievi erano in condizione di scarsa leggibilità. Le tre magnifiche tavole erano “piacevolissime a vedersi, ma, come la maggior parte dei disegni del tempo, pregevoli più per la loro bellezza che per la loro fedeltà”. (L. Bernabò Brea, “Akrai”, Catania 1955).
Lo stato di avanzato degrado dei “Santoni” ha sempre posto il problema di una loro ricostruzione iconografica che ne permettesse una lettura più agevole e che ne semplificasse l'interpretazione di per sé alquanto enigmatica, tenuto conto dei misteriosi culti che queste sculture testimoniano.
Il francese Houel era interessato più che altro a creare un’immagine soprattutto oleografica: il suo fu un reportage alla ricerca del tanto amato “pittoresco” meridionale italiano, che aveva proprie regole iconografiche spesso prive di rigore scientifico, e ben lontane dal costituire una testimonianza reale delle condizioni dei reperti che di volta in volta egli riproduceva. Anche Gabriele Judica, durante la campagna di scavi da lui condotta sul Colle Orbo, fece eseguire una serie di disegni al fine di correggere gli errori di Jean Houel e proporre un’edizione iconografica dei
reperti il più coerente possibile.
Purtroppo questa documentazione è andata perduta, il che ci impedisce di avere una visione dello stato di conservazione dei rilievi rupestri ai tempi dell’archeologo palazzolese.
Più recentemente, un dettagliato studio di Luigi Bernabò Brea ha definito la complessa iconografia dell’intero ciclo scultoreo, permettendone una lettura chiara ed una eventuale interpretazione di carattere cultuale basandosi su numerosi elementi nuovi risultati dalla sua ricerca.
Da questo complesso di attendibili dati, lo scultore palazzolese Enzo Nieli ha realizzato, su legno, la serie completa dei rilievi, dandone una versione che si accosta molto da vicino alle loro condizioni primitive. Le riproduzioni lignee di questo eccellente artista-artigiano sono state scelte per essere esposte, non solo perché rappresentano l’unica riproduzione esistente dei “Santoni” di una certa fedeltà iconografica, ma anche perché Nieli, quale figlio autentico di queste terre, sede antica di questi culti e quale discendente di coloro che scolpirono il grande ciclo rupestre di Celle Orbo, ha interpretato con la sua sensibilità i soggetti, filtrandoli attraverso un’inconscia sedimentazione culturale, collegandola imprescindibilmente a quella miriade di condizioni legate ed una cultura agricola che si basa sui cicli stagionali, raccolti non sempre generosi, feste oscillanti tra paganesimo e cristianità.
Il visitatore della mostra avrà modo di apprezzare questo afflato agreste, di grande valore artistico, che pervade lo sculture del Nieli, riuscirà a penetrare le non sopite tensioni mistiche dì una cultura che, tra alterne vicende, si è sviluppata ai piedi di quei colli che accolgono e conservano le testimonianze dell’antico culto della “Grande Signora”.